Dal 1976 il Gruppo “Giovani e Comunità” si occupa di poveri ed emarginati, facendo di loro il riferimento costante delle sue iniziative e dei suoi progetti, della sua ricerca e dei suoi confronti. Quando ancora la tossicodipendenza era considerata una malattia mentale e un atto criminale da curare nei manicomi e da debellare nelle carceri, il Gruppo, sostenuto dall’Arcivescovo Agresti, ha iniziato a parlare di comunità, intesa ancor prima che come struttura, come stile di vita e modello di relazioni. La “comunità” è infatti per il gruppo il modello essenziale con cui rispondere alle varie situazioni di disagio. Non è solo una struttura terapeutica o una clinica, ma un modo di essere, di concepire sé stessi e gli altri.
In questi quarant’anni di vita, il Gruppo si è reso conto che la droga non è l’unico problema, ma uno dei tanti. Era necessario portare aiuto a queste persone, dare loro un sostegno sul piano terapeutico e umano, offrendo occasioni di reinserimento, ma, allo stesso tempo, ci è sembrato necessario intervenire direttamente all’interno di quelle situazioni sociali, interpersonali, legate al territorio, dove si sviluppano le cause di quel disagio che, allora come oggi, si manifesta attraverso l’uso di sostanze legali e illegali, la violenza e il bullismo.